Sono giorni di meritato riposo per molti ma non per la politica.
Nonostante non sia questo il clima e il momento più adatto per il Paese, a breve saremo chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento e poi a formare il Governo, in una fase davvero delicatissima e piena di pericoli per l’Italia.
Detto questo – avendo sempre ben presente chi ha la responsabilità di aver aperto la crisi (M5S) e mandato a casa Mario Draghi (Lega e FI) – sento il desiderio di raccontarvi quanto fatto in questa ‘complessa’ legislatura che, alla fine, nonostante tutto, ha portato degli importanti risultati per l’Autonomia. Obiettivi raggiunti con un lavoro intenso sia politico quello svolto nelle Commissioni parlamentari con atti approvati.
Non appena arrivata in Parlamento ho trovato aperti e da risolvere diversi dossier su questioni vitali per l’Autonomia e per la solidità anche futura del Trentino: dalla riforma del credito cooperativo, all’autostrada del Brennero, al tema delle grandi concessioni idroelettriche.
Oltre a questi, durante la legislatura si sono aggiunti altri dossier con impatto sull’Autonomia, come la neutralità fiscale a augurio della prima parte della riforma Irpef e Irap, i ristori per la montagna in tutto il periodo drammatico della pandemia da Covid. Ed ancora l’assegno unico e universale ed i finanziamenti alla PAT per il contrasto alla violenza di genere e ai centri per gli uomini autori di violenza. Di tutti questi temi, trovate focus del mio lavoro su questo stesso sito, nella sezione News.
Tutti dossier che ho affrontato con grande determinazione e risolti. Questo perché l’impegno politico, per come l’ho sempre inteso io, oltre a teorizzare problemi e soluzioni, deve portare a mettere a terra i provvedimenti. In una parola: risolvere concretamente i problemi.
E per farlo, cioè per essere efficaci in Parlamento, sono indispensabili alcuni prerequisiti:
- saper creare le condizioni politiche;
- avere un ruolo nelle Commissioni strategiche.
Creare le condizioni politiche
Essere all’opposizione del Governo e/o militare in partiti nazionalisti o anche solo centralisti rende il lavoro parlamentare per l’Autonomia davvero molto complicato.
Per questo i parlamentari autonomisti sanno di dover creare delle precondizioni che permettano loro di agire nel concreto, in Parlamento e nel Governo. Per me ha fatto la differenza scegliere il gruppo di Italia Viva – europeista e rispettoso delle peculiarità autonomiste – che dal 2019 è stato in maggioranza. Tutto questo è importante ma potrebbe non bastare se poi il gruppo politico non crede e appoggia quelle proposte e se il parlamentare non riesce a “contare” nelle gerarchie del partito: essere nella cabina di regia nazionale di Italia Viva mi ha permesso di imprimere quella gravitas fondamentale affinché tutte le proposte abbiano trovato il necessario sostegno di tutto il partito.
Avere un ruolo in Commissioni strategiche
Essere nelle Commissioni più importanti e, in quelle stesse, avere un ruolo di guida del partito. Dal 2019 sono passata dalla Commissione Finanze (dove ho gestito tutta la riforma del credito cooperativo) alla Commissione Bilancio – quella che gestisce le risorse e quella dal cui parere positivo devono transitare tutti i provvedimenti. In Bilancio sono stata eletta nel ruolo di Segretaria di Commissione, ed ho svolto il ruolo di Capogruppo per Italia Viva.
Così, dal 2019 ho potuto avere quella visione d’insieme sui provvedimenti e quella libertà di manovra di poter entrare nel vivo del processo legislativo, cosa che mi ha permesso di depositare, discutere e lavorare per l’approvazione di emendamenti importanti per il nostro territorio.
Fondamentale è stato poi essere sempre in Aula. E come testimonia l’osservatorio indipendente dei lavori parlamentari – OpenParlamento – la sottoscritta ha le più alte percentuali di presenza (87.05%, 7281 su 8364, senza contare le missioni) e di voto. Avere scarsa presenza non permette di essere efficace sui lavori parlamentari e d’Aula.
Tutta questa lunga premessa per dire che se non si votano parlamentari con un certo peso politico e delle competenze riconosciute, mancano quelle precondizioni affinché la loro azione possa incidere. Ho visto professori ordinari rimanere ai margini delle discussione per mancanza di esperienza politica, mentre ho visto sprecare occasioni importanti per migliorare i provvedimenti, da parte di parlamentari privi di competenze specifiche ma forti solo di tecniche e manovre politiche.
Dopo questi anni posso dire, con consapevolezza, che per un buon parlamentare, che incida davvero, servono entrambi questi prerequisiti. Nel mio caso l’esperienza e la gavetta politica, dura e a tratti estenuante, fatta sul territorio, mi ha permesso di cogliere delle occasioni importanti per il Trentino. Ma nulla sarebbe stato possibile senza un percorso professionale solido alle spalle: pochi sanno che un buon parlamentare studia molto per comprendere problematiche complesse e per poter ideare soluzioni inedite per risolverli. Non bastano i tecnici perché in Commissione e in Aula entrano solo i parlamentari.
Va ricordato che a livello nazionale i conoscitori dell’autonomia scarseggiano e alcuni mantengono un sano scetticismo, soprattutto in periodi come questo in cui l’autonomia del Trentino non è stata governata al meglio. Ed è proprio in questi momenti che la conoscenza dei singoli dossier così come la capacità di catturare l’attenzione di interlocutori, diventa dirimente per riuscire a trovare spazio e attenzione sui problemi del nostro territorio.
È solo di questo che mi faccio forte. Del lavoro svolto in questi anni. Della consapevolezza di essere riuscita a farlo e a dimostrarlo e, soprattutto, di avere ancora la passione e la forza per volerlo fare nel futuro.
I fatti dimostrano che in questa legislatura i più importanti problemi del Trentino sono stati risolti sotto il profilo legislativo ed ora sta alla PAT e alle Società ed Enti di competenza realizzarli concretamente. Perché, poi, in politica le chiacchiere contano ma i fatti contano enormemente di più e restano agli atti.
Questo è tra gli altri il più grande insegnamento che il Presidente Draghi ha donato all’Italia.
La mia azione politica futura sarà guidata dal portare a compimento l’Agenda Draghi.