Care amiche e Cari amici,
desidero conoscere il vostro pensiero in merito al percorso del Terzo Polo. Per dare il via al confronto Vi racconto cosa ne penso.
Un saluto
Donatella
Condivido la riflessione di Paolo Pombeni. È vero che il Terzo Polo – nato dalla sinergia tra Italia Viva di Renzi ed Azione di Calenda – alle elezioni politiche di settembre ha riscosso un «successo, tutt’altro che banale» e che, se il 7,4% degli elettori italiani e l’8,4% degli elettori trentini lo hanno scelto e votato, significa che «l’offerta politica rispondeva ad una domanda di politica presente nel Paese».
Ed è questo il punto. A distanza di oltre due mesi dal voto, quella domanda continua a trovare riscontro nei sondaggi. Bisogna affermare che il Terzo Polo c’è. È una affermazione non scontata, posto che molte condizioni di contesto ne sconsigliavano la nascita e ne offuscano costantemente l’esistenza: parlo di opinionisti, di leggi elettorali e di quei partiti che hanno maggiore interesse a mantenere il “baricentro politico” artificialmente diviso.
In realtà il risultato nazionale e ancor più l’8,4% ottenuto in Trentino sono stati l’unica novità del panorama politico delle ultime elezioni. Risultati e percorso che meritano quindi di essere raccontati ed osservati.
Un altro passaggio rilevante è rappresentato dalla votazione unanime dell’assemblea di Italia Viva, che domenica ha dato il via libera al percorso federativo. Anche in questo caso trattasi di vera novità del panorama politico nazionale ed europeo. Mentre altri partiti faticano a trovare identità, il Terzo Polo ha un’identità chiara e comprensibile.
Un’identità costruita con anni di battaglie a viso aperto: dalla Unità di missione contro il dissesto idrogeologico alle battaglie per il garantismo, da quelle per ammodernare il Paese con gli investimenti a quella pro MES per rimettere benzina nella sanità pubblica. Una identità politica piena, costruita scongiurando alcuni rischi, due fra tutti: il mantenimento delle divisioni tra culture simili e la mera fusione tra “notabili della politica”. Si è invece aperto un percorso di unione di culture politiche che si riconoscono nei medesimi valori e che propongono interventi affini quanto a disegno complessivo da realizzare. Non un disegno astratto ma un disegno concreto e già inaugurato a livello europeo. In Francia un percorso simile si è già trasformato nel progetto politico dei riformisti e liberali trovando compiutezza nel movimento politico La République en Marche ora chiamata Renaissance di Emmanuel Macron e al Parlamento europeo nel partito ReNew Europe, cui hanno aderito le italiane Italia Viva ed Azione.
Il Terzo Polo italiano non è un punto d’arrivo, non un partito, ma un punto di partenza, un percorso federativo aperto a chi, movimenti e singoli, si riconoscono in un’area culturale.
Abbiamo avuto diretta esperienza di quest’area culturale anche in Italia con il Premier Mario Draghi. Per prima cosa atlantismo e europeismo federale – che è progetto opposto all’Europa degli stati nazione – e multilateralismo diplomatico. La ferma volontà di trasformare le disuguaglianze in pari opportunità di partenza, con grandi investimenti in lavoro e in cultura. Quindi scolarizzazione senza abbandoni, plurilinguismo, formazione continua, specializzazioni, percorsi professionalizzanti, orientamento scolastico, informazione; l’esatto opposto di chi offre sussidi e aborrisce la meritocrazia. La netta scelta di campo per la cultura del sì, l’affermazione concreta che le tre urgenti rivoluzioni – climatica, energetica e digitale – si affrontano con investimenti, opere, scienza e una PA moderna. L’esatto opposto della cultura del no preventivo, dei condoni e della burocrazia. La volontà di costruire una società inclusiva, paritaria, dinamica libera da pregiudizi. Lontani da chi fa propaganda sulla pelle dei più deboli, da chi concepisce la maternità come una questione privata e femminile, di chi da donna porta avanti una cultura maschile, da chi fa il debole con i forti strizzando l’occhio a chi non rispetta le regole, prime quelle fiscali. Anche il metodo è una scelta che distingue le aree politiche. Il Terzo Polo si distingue per studio e concretezza: dire ciò che si fa e fare ciò che si dice. Nessuna manipolazione della realtà e nessuna ideologia, solo idee con i crismi per essere utilmente realizzate. Per questo, pur essendo all’opposizione e avendo sulla Legge di Bilancio della destra un giudizio molto negativo, per via dei troppi miliardi buttati in misure inutili alla crescita, dannose per le disuguaglianze, ammiccanti con gli evasori e impercettibili quanto a interventi su sanità e formazione, si è scelto di non urlare in piazza ma di sedersi e proporre soluzioni diverse ed efficaci per scongiurare che questo nostro Paese si afflosci. Siamo fatti così prima viene sempre l’interesse collettivo. Non quello di partito e non quello della constituency elettorale.
Siamo e sono orgogliosa di appartenere ad un’area politica che ha fatto una traversata nel deserto prima di ritrovare unità, in molti veniamo da percorsi diversi ma vogliamo andare nella medesima direzione. Una vera innovazione nel triste panorama politico che vuole ancora culture affini divise dal muro destra sinistra, come il muro di Berlino divideva la medesima città. E sia chiaro, destra e sinistra esistono eccome, ma il Terzo Polo ha dimostrato che non sono esaustive né delle culture politiche né delle sensibilità degli elettori. Esiste nei fatti un’altra cultura baricentrica che ora ha trovato un punto di riferimento solido in Europa con ReNew Europe ed in Italia con il Terzo Polo. Una cultura che non è affatto equidistante ma anzi non condivide né l’assistenzialismo populista condoniero né il sovranismo che si fa forte con i deboli e debole con i forti. Il Terzo polo è la terza via, è un altro modo di assumere le decisioni e di renderle concrete.
Il Terzo Polo è l’occasione per tracciare la differenza, che in politica è enorme, tra esistere per coerenza di idee e l’esistere grazie a “chiacchiere e distintivo”. La differenza tra chi pur di indossare la stessa casacca, non si accorge di aver perso i propri pensieri a forza di assecondare slogan diversi a giorni alterni. E chi invece, pur di mantenere fermi valori e idee, ha buttato via casacche piccole o bugiarde e che oggi può finalmente dire: ho ricostruito una casa in cui tutti di nuovo e finalmente assieme parlano la medesima lingua.
Ancora. Il Terzo polo non è chiamato così per la sua consistenza numerica, infatti continuerà a mantenere il medesimo nome anche quando alle elezioni europee del 2024 sarà – nelle intenzioni – il primo polo. Terzo Polo richiama invece la terzietà del proprio punto di vista, la diversità nel metodo, la divergenza di un pensiero che non si accontenta delle consuetudini, perché il pensiero riformista è così: proiettato nel futuro, quello che ancora non c’è se non nell’idea e nella ferma volontà di volerlo costruire.
Il Terzo Polo è un percorso, saremo un unico partito nel 2024 in occasione delle elezioni europee con ReNew Europe, vogliamo infatti dare il tempo necessario a tutte le sensibilità di completare il proprio percorso di ritorno a casa.
In Trentino il percorso del Terzo Polo vivrà una tappa ravvicinata ad ottobre 2023, una tappa storica in cui si decide il futuro di questa terra e di questa autonomia. Vedo e lo affermo senza timore, che i trentini stanno attraversando un momento di grande spaesamento. Infatti quando troppi di noi votano un partito nazionalista per seguire le mode oppure votano chi, nelle aule parlamentari, ha affermato che al Trentino non spetti alcuna autonomia perché privo di minoranze linguistiche, significa che questo popolo sta mettendo in pericolo se stesso ed ha bisogno di essere rassicurato.
Il Terzo Polo questo pericolo lo ha compreso e vive come una missione, il bivio tra dissoluzione di una storia autonomista e ripartenza verso una nuova consapevolezza. Al Terzo Polo è altrettanto chiaro che i trentini vogliono sì ripartire ma non tornare all’altroieri.
Il Terzo Polo completerà il cammino iniziato con l’Alleanza democratica per l’autonomia, portando il carico di convinzioni e progetti necessari prima a risolvere l’attuale impasse che va dalla non gestione della sanità alla totale assenza di guida in troppi settori, e poi a portare il Trentino là dove merita di arrivare: tra i migliori territori quanto a livello di consapevolezza e modernità sociale.