Quello di Donatella Conzatti, leader di Italia viva in Trentino, è «un appello al Trentino che vorrebbe tornare grande»: «Ragionando sui temi e sulle grandi direttrici di sviluppo, altrimenti si rischia di isolarsi, di rimanere indietro». L’ex senatrice parla anche dell’Alleanza democratica per l’Autonomia, il centrosinistra allargato anche a chi — come il Terzo polo — di centrosinistra non si sente: «Ma prima dei nomi dei candidati alla presidenza, di cui sarebbe meglio parlarne non sui giornali ma al tavolo della coalizione — afferma Conzatti — si dovrebbe parlare anche di contenuti, perché qui c’è da preoccuparsi».
Cosa la preoccupa?
«Martedì c’è stata l’audizione al Senato dei ministri Giancarlo Giorgetti e Raffaele Fitto. E si scopre che, nonostante i proclami in campagna elettorale, la scadenza del Pnrr rimane al 2026, con il rischio di perdere un sacco di soldi e di non poter realizzare molti progetti».
Anche per quanto riguarda il Trentino, quindi.
«Certo. Pensiamo ai progetti su istruzione e salute, a quelli infrastrutturali. Ma anche la digitalizzazione: abbiamo valli in cui non è ancora arrivata la fibra, e questo significa che il Trentino è destinato all’isolamento, a diventare una monade scollegata dal mondo, quando sappiamo bene che per esistere anche nella nostra forma autonoma i collegamenti con l’esterno sono essenziali».
Le sembra che la giunta Fugatti si stia occupando con attenzione di questi temi?
«Mi sembra che il dibattito sia sotto tono. Abbiamo risorse Pnrr per 1,3 miliardi, di cui novecento milioni solo per il bypass. Ora arriveranno fondi su coesione e immobili dismessi, utilizzabili anche per gli studentati. Ma non mi sembra che se ne stia parlando, che il tema sia al centro del discorso politico».
Ieri era la Giornata della donna, e lei sul tema delle pari opportunità si è sempre spesa tanto. Oltre le parole di circostanza?
«Le leggi ci sono per combattere le diseguaglianze in favore delle donne, ma anche su questo si fa poco in Trentino. Invece di fare passi avanti, si fanno passi indietro: l’esempio di attualità è il disegno di legge Cia che andrebbe a minare la libertà scolastica e la dignità delle persone sancita della Costituzione. Qui non ci siamo nemmeno sui principi».
Però qualcosa si muove. Alle elezioni politiche ha vinto una donna, Giorgia Meloni, e alla primarie del Pd un’altra donna, Elly Schlein.
«Sono indubbiamente segnali positivi. Segnali che sarebbe bello osservare anche in Trentino, che invece appare come ancora troppo incentrato sul modello classico maschile, incapace di evolversi».
Ma anche qui emergono figure femminili, anche in politica. Francesca Gerosa è indicata da Fratelli d’Italia come candidata presidente, mentre nel campo avverso è notizia di ieri la candidatura di Paola Demagri per Casa Autonomia.
«Il mio giudizio in linea di principio non può che essere positivo. Ma per quanto riguarda la nostra coalizione, indipendentemente dal genere delle candidature, si era detto di discuterne solo all’interno della coalizione».
Ora però sul tavolo del centrosinistra allargato al Terzo polo ci sono due nomi, non più solo quello di Valduga. E forse ne arriverà anche uno del Pd.
«Si tratta di nomi proposti da singole forze politiche. Poi l’obiettivo è quello di fare sintesi. Fare fughe in avanti ora, per singole aree, mi sembra controproducente».
Se ci saranno più nomi sul tavolo, la scelta potrebbe passare dalle primarie?
«Le chiedeva una parte del Pd, la parte che ha perso il congresso. Credo che a questo punto l’opzione primarie sia decaduta».
Do.Ba.
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