Siamo a un “tornante della storia”. Un momento in cui le nostre scelte – che fin dal termine della seconda guerra mondiale abbiamo considerato certezze – vengono messe in discussione. In momenti così cruciali ritengo fondamentale fermarsi a riflettere, capire e trovare nuove soluzioni. Per questo, sabato 9 aprile ad Isera, abbiamo deciso di aprire uno spazio di riflessione chiamato “PenSÌero Riformista”.
Uno spazio aperto a tutti i cittadini, i cui ragionamenti saranno coordinati da esperti, da professori universitari e dalla politica. Saranno con noi Parlamentari ed Amministratori, perché dopo aver approfondito bisogna decidere ed agire.
Importante è riflettere su quanto ancora possiamo tollerare non solo la guerra unilaterale di Putin ai danni di uno Stato sovrano ed indipendente, ma – ancora di più – su quanto possiamo tollerare l’orrore: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, corpi di civili dilaniati, donne, ragazze, bambine e bambini violentati e i loro corpi esposti come trofei di guerra. Un orrore a sole due ore di volo da qui, nel cuore del continente europeo. Contemporaneamente stiamo subendo un attacco feroce al nostro stato di diritto, alla democrazia e alla libertà. È un piano inclinato, pericoloso per tutti. Per questo continuo a ripetere che serve più politica, più diplomazia, più pensiero femminile. L’UE e la NATO devono mettere in campo i loro migliori mediatori, capaci di arrivare al cessate il fuoco e di far vincere la democrazia sulla dittatura.
Oggi dobbiamo decidere che Europa vogliamo. Una Europa che percorre la strada federalista e politica o, all’opposto, una Europa che si disgrega in nazionalismi che spengono il progetto europeo, con poteri di veto esibiti nel Consiglio europeo. Una Europa che crede nello stato di diritto, nel rispetto dell’unicità degli esseri umani, nella libertà di parola e di pensiero oppure una Europa che strizza l’occhio alle dittature e alla limitazione dei diritti delle persone. In Francia tra pochi giorni si celebrerà, con le elezioni presidenziali, questo scontro tra visioni d’Europa. Uno scontro esistenziale i cui esiti costituiranno uno spartiacque tra l’Europa con un pensiero forte – unita, federale, democratica – rappresentata da Ursula Von der Leyen e una non-Europa. Un localismo rancoroso destinato a rincorrere in ordine sparso altre potenze, così come raccontato da altri sfidanti. Noi sosteniamo Emmanuel Macron e l’idea di un’Europa che affronti, unita, le grandi crisi, così come accaduto in pandemia. Con acquisti e stoccaggi comuni sul fronte energetico così come fatto per i vaccini; con un debito comune per le grandi transizioni così come fatto per il Next Generation UE; con una politica di bilancio e fiscale comune senza più tollerare paradisi fiscali interni; con difesa e politica estera comune.
Dobbiamo essere consapevoli che per avere una posizione geopolitica occorre prima avere una posizione politica, aprendo quindi non solo alle liste transnazionali ma anche all’elezione diretta della o del Presidente della Commissione Europea.
Per noi in Trentino dovrebbe essere più facile capire. Noi siamo, oggi, autonomia speciale grazie ad un accordo internazionale firmato nel cuore della nascente Europa e grazie allo statista De Gasperi che, prima di tutti, ha teorizzato una Europa unita nei valori e anche nella difesa comune. È la nostra strada naturale. Rappresenta le nostre radici.
Oggi dobbiamo decidere della nostra indipendenza energetica. Il caro bollette, così come le difficoltà di approvvigionamento, ci danno la misura di quanto spazio abbiamo lasciato a quei populisti che, con i loro No, hanno reso l’Italia dipendente e fragile. Oggi è tempo di dire Sì a un nuovo mix energetico che si sposti verso le rinnovabili e l’energia pulita, che chiuda al gas russo per aprire sia al GNL e ad approvvigionamenti di gas diversificati. Per il Trentino la grande battaglia resta quella dell’energia rinnovabile da fonte idroelettrica, la proroga delle concessioni è necessaria così come il partenariato pubblico privato: la concorrenza è adatta alle economie di mercato, nei periodi di economie di guerra serve cautela.
Oggi dobbiamo decidere se accelerare la realizzazione del PNRR oppure se lasciar cadere, sotto il peso delle piccole e vecchie battaglie di parte, anche l’ultima grande occasione di trasformazione dell’Italia sul fronte sia delle riforme (fisco e giustizia per prime) sia delle transizioni (digitali, green e di coesione).
Noi siamo per proseguire convinti in questo percorso che è, prima di tutto, un grande progetto politico di Paese. Un progetto politico portato avanti dal Governo Draghi che noi, come la maggior parte degli italiani, sosteniamo con profonda convinzione. Anche per il Trentino il PNRR è una sfida con la storia perché ci affida opere strategiche di valenza sovranazionale come il bypass ferroviario di Trento e come la trasformazione digitale e green del Corridoio del Brennero. Certamente costituisce un passo avanti anche nella storica gestione della finanza locale, perché i Comuni sono chiamati in proprio a partecipare ai bandi. Un Trentino sospinto, con il PNRR, a camminare con un piede saldo nell’autonomia e l’altro nelle grandi direttrici di sviluppo: quelle leggi dello Stato italiano pensate e volute assieme ai 27 Stati europei. Un tema centrale per il Terzo statuto d’Autonomia.
Oggi siamo chiamati a scegliere se, nei fatti, vogliamo l’inclusione oppure le discriminazioni. Noi pensiamo che oggi si possa procedere con interventi che superano le discriminazioni. Il crollo dell’asse tra i Paesi di Visegrad – con la Polonia impegnata nell’accoglienza dei rifugiati di guerra ucraini e l’Ungheria di Orban isolata – permette di ripensare il sistema di accoglienza europeo in chiave collaborativa. Il riassorbimento delle diseguaglianze territoriali, di genere e generazionali è diventato la priorità dell’Italia, come sottolineato con i tre obiettivi trasversali di tutto il PNRR. Non ci sono più alibi.
Noi sappiamo bene cosa dicono le strategie nazionali per la parità di genere e contro la violenza sulle donne, abbiamo già approvato leggi dello Stato e stanziato le risorse a livello nazionale. Sono i territori ora a dover capire che non si tratta più di “buone pratiche” ma di leggi dello Stato da seguire con convinzione perché la parità è una questione giuridicamente ed economicamente rilevante: ne va del nostro PIL, della nostra crescita demografica e dell’equilibrio dei conti previdenziali.
Oggi la decisione non è quella di essere ago della bilancia tra quelle coalizioni partitiche esistenti ante pandemia, ante PNRR, ante conflitto. Ma di essere quell’ago della bussola politico che punta diritto verso le linee di sviluppo che l’Italia ha scelto: nuovo atlantismo, Europa federale, transizioni green ed energetiche e coesione sociale, nel solco dello stato di diritto. Oggi serve anche essere l’ago del tachimetro che indica l’accelerazione da imprimere all’Italia e alla nostra autonomia. La grande crisi che ha spezzato la crescita, ci impone velocemente di capire, decidere e di agire.
Domani, sabato 9 aprile, dalle 10:30 alle 15 il Palazzo de Probizer di Isera ospiterà questo pensiero riformista.
Donatella Conzatti
Senatrice Italia Viva
L’Adige, 8 aprile 2022