Il Senato ha convertito con il voto di fiducia il Decreto Infrastrutture che contiene il nuovo emendamento che introduce per A22 la possibilità di avviare un partenariato pubblico-privato.
La prospettiva del partenariato pubblico privato (Ppp) potrà ora entrare finalmente in campo, rompendo uno stallo iniziato nel 2014. Sette anni fa, infatti, è scaduta la concessione di A22, poi proseguita di proroga in proroga perché la soluzione individuata nell’art 13bis della totalizzazione pubblica risultava di difficile praticabilità. Difficoltà più che evidenti da chi avesse avuto un minimo di contezza di bilanci societari e di diritto commerciale.
Il mancato accordo con i soci privati (circa il 14% delle quote, ripartito tra Infracis, Serenissima, Banco Bpm, Condotte), la cui liquidazione era necessaria per definire l’assetto 100% pubblico, ha portato la situazione in un vicolo cieco. Aggravato da due condizioni: il rifiuto europeo di prendere atto che questa società, nata come «in house» dei territori e con la partecipazione minima di soci privati costituiva già una «in house» a tutti gli effetti dal punto di vista europeo e gli ostacoli a livello nazionale con l’emendamento De Micheli, un emendamento antistorico che avrebbe voluto forzare “l’espropriazione” delle azioni dei soci privati.
L’emendamento approvato sul partenariato pubblico-privato ha il grande merito di aver superato una situazione di totale impasse alimentata anche da una gestione a tratti non coordinata dei territori. L’entusiasmo vissuto oggi è quindi dettato al metodo, alla ormai inaspettata apertura di una via percorribile per il rinnovo della concessione A22. L’emendamento per il partenariato pubblico-privato non è certo privo di criticità e di insidie, prevedendo infatti una procedura competitiva che A22 deve necessariamente vincere, ma è comunque un successo, frutto di una battaglia a cui ritengo di aver contribuito in modo determinante fin dall’inizio del mio mandato in Senato.
Non ho mai perso occasione di mettere in luce l’importanza dell’Autostrada del Brennero: un’infrastruttura strategica sia dal punto di vista stradale sia ferroviario, e la realizzazione del Tunnel del Brennero ne è l’emblema. La principale arteria di collegamento tra l’Italia e l’Europa che unisce la pianura Padana con l’Austria e, da sola, gestisce oltre il 40% del flusso del traffico oltralpe. L’A22 ha una connessione affettiva con il nostro territorio, che ha scelto di ospitarla. L’abbiamo voluta, finanziata e costruita. Esiste e «resiste» dal 1959, anche a dispetto di chi, all’epoca, si opponeva alla sua realizzazione perché non la riteneva strategica.
Ci tengo a ripercorrere con voi i passaggi principali del mio impegno, a tratti un lavoro di trincea parlamentare.
Nel dicembre 2019 ho presentato un emendamento grazie al quale la Commissione bilancio del Senato ha approvato una prima proroga per il rinnovo della concessione fino al 30 giugno 2020.
Il 6 agosto 2020 ho depositato tre emendamenti al Decreto Semplificazioni: il primo per ottenere la proroga al 31 marzo 2021 per la firma della concessione; il secondo per togliere il vincolo della totalizzazione pubblica; il terzo per ottenere, in alternativa, la proroga di almeno due anni della concessione. Ho ottenuto la seconda proroga fino al 30 novembre 2020.
Nell’ottobre 2020, in sede di conversione del Decreto agosto, il Senato, oltre ad approvare un mio emendamento per estendere al 29 dicembre 2020 la proroga della concessione (la terza), ha accolto due differenti ordini del giorno. Nel primo ho chiesto di verificare se la attuale concessionaria A22 non rispettasse già i requisiti della società «in house» così come previsto dalla direttiva 2014/23/UE – governance pubblica e presenza dei soci privati nel capitale sociale sotto la soglia del 20% – e se fosse quindi naturale modificare l’articolo 13bis, espungendo la necessità di partecipazione totalmente pubblica nel capitale sociale. Nel secondo richiedevo di concedere ulteriore tempo ad A22 per trasformarsi «in house» totalmente pubblica permettendole, nel frattempo, di dare il via alle opere strategiche di politica di corridoio.
Nel dicembre 2020 ho presentato altri tre emendamenti al Decreto “Ristori 4” per richiedere l’ulteriore proroga per il rinnovo della concessione fino al 30 giugno 2021, la tutela dei soci privati e richiedere la possibilità al MIT, qualora la stipula degli atti convenzionali non fosse avvenuta nei termini, di prevedere l’estensione della concessione autostradale fino al 31 dicembre 2025.
Solo gli atti più visibili di un impegno costante, finalmente premiato.
Con quest’ultimo emendamento frutto dello studio di molti, a partire dai bravi manager della società e del lavoro parlamentare di Italia Viva che alla Camera ha depositato l’emendamento con la relatrice Paita, Autobrennero potrà vantare, di fatto, un diritto di prelazione in una procedura competitiva, presentando la propria proposta di gestione e di investimenti e conservando così la possibilità di ottenere il rinnovo di una lunga concessione.
Le alternative restano comunque in campo, dalla totalizzazione pubblica alla venetizzazione, fino alla gara Europea dove potrebbero partecipare imprese da tutto il Continente, con proposte probabilmente meno competitive, perché legate più a logiche di profitto che al territorio. L’ultima parola e la decisione su quale via percorrere sono ora della assemblea di A22.
Voglio condividere la soddisfazione per il raggiungimento di questo obiettivo con chi realmente ha lavorato in questa direzione. Ringrazio in particolare Italia Viva che mi ha supportata in ogni singola battaglia per difendere A22 in questi ultimi faticosi tre anni.
A Roma il lavoro è stato svolto e portato a compimento, ora la mano passa ai territori. Auspico che il prezioso lavoro fatto a Roma non venga sprecato e che il Trentino e l’Alto Adige sappiano cogliere, con lungimiranza, l’opportunità di trasformare il corridoio del Brennero in un corridoio green, digitale e luogo di sperimentazione dell’alimentazione ad idrogeno così come il PNRR prevede.
Di seguito il mio intervento in Senato: