È corretta la richiesta avanzata dalle Segreterie locali di CGIL, CISL, UIL alla Giunta della Provincia autonoma di Trento per avviare una interlocuzione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e sulle sue ricadute in Trentino. Anzi la ritengo prioritaria e urgente. Tanto che mi meraviglio del fatto che la politica trentina non senta questa esigenza.
Dico da tempo che non è il momento di dare la precedenza ad iniziative ludiche come concerti, festival e vari tagli dei nastri perché, quando il rischio di perdere il controllo di un territorio rendendolo irrilevante è alto, tutte le energie devono essere focalizzate su questioni prioritarie e non di contorno.
È mutato il paradigma. Il Trentino non è più quel territorio che eccelle grazie al governo della autonomia. Il Trentino può, e deve, ancora eccellere realizzando il PNRR nella sua intera portata e aggiungendo la forza, gli interventi e gli investimenti dell’autonomia.
È sostanziale la differenza e sono diverse le condizioni di contorno per realizzare i due paradigmi.
Se per il primo potevano bastare una narrazione molto concentrata sull’autonomia e partiti locali radicati, per portare il Trentino nell’epoca del PNRR serve respirarne la matrice europea, conoscerne i contenuti e realizzarlo. Servono partiti connessi ai grandi dibattiti nazionali, europei e internazionali. È evidente a tutti che ci troviamo in un momento storico in cui è in atto un profondo cambiamento e che occorra agire con tempismo e con una classe dirigente all’altezza delle sfide.
Abbiamo esperienza concreta della differenza tra avere un Governo improvvisato e uno che sa quello che fa e sa quello che va fatto, come accade con il Governo Draghi. Non possiamo avere aspettative meno ambiziose per il governo di una autonomia speciale.
La crisi sanitaria vissuta in pandemia è in fase di risoluzione ma non superata, perché solo il 50% della popolazione mondiale è vaccinata e il rischio di varianti non può quindi essere escluso. Così come il crollo economico che per l’Italia ha significato un meno 8,9% di PIL è in fase di riassorbimento grazie al rimbalzo del 6% nel 2021 e quello del 4,7% previsto per il 2022, ma per superare la crisi e assicurarci la sostenibilità del debito pubblico serve una crescita strutturale almeno pari al 2%. La traduzione di quest’ultimo dato numerico in parole è una sola: «realizzare il PNRR». Per questo una delle nostre priorità politiche deve essere quella di diffondere la cultura del Next Generation UE.
E Italia Viva Trentino lo fa mettendo a disposizione di tutti l’iniziativa FILÒ, un racconto corale dell’agenda Draghi basata sul PNRR, affinché diventi patrimonio diffuso.
Il PNRR italiano è infatti un piano di investimenti di 235 miliardi per trasformare l’Italia. In 5 anni ciascuno nel proprio settore è chiamato a realizzare le 6 missioni: avviare cantieri per costruire nuovi spazi, nuove reti di comunicazione, diverse modalità di organizzare il lavoro e le produzioni, diffondere competenze e ricercare nuove soluzioni per vivere in un mondo che cambia, riconnettere periferie e aree degradate, dare cura personalizzata alle persone. E se non saremo in grado, vorrà dire che avremo fallito l’ultimo grande obiettivo riducendo l’Italia a gestire un debito non sostenibile e ad assistere impotente a denatalità e disimpegno. È realismo.
Come è realismo dire che quel cambio di paradigma, che i 3 obiettivi trasversali del PNRR chiedono di realizzare, è politico. Infatti l’Italia, e naturalmente il Trentino, possono farcela se risolvono tre grandi nodi politici: la riconnessione dei territori rimasti indietro, il come dare spazio e voce a quel 30% di giovani che hanno rinunciato a essere futuro e la consapevolezza che le donne sono il vero patrimonio inespresso. Se davvero il modello di società dei talebani è opposto al nostro, diamo alle donne parità di accesso ai ruoli per i quali sono più pronte di molti uomini e reale possibilità di essere ovunque desiderino. Affinché il Trentino sia nel solco del PNRR, servono azioni opposte a quella di chi vuole abrogare leggi, come quella sulla doppia preferenza di genere, che garantiscono il rispetto del principio costituzionale della parità di accesso alle cariche elettive politiche!
Molti territori italiani si stanno preparando con determinazione al PNRR mentre il Trentino ancora no. Da un lato i populisti non aprono il confronto di merito né con i sindacati e le parti sociali né con le altre parti politiche e inoltre non ispirano le loro Manovre di bilancio alle 6 missioni e ai 3 obiettivi trasversali. E dall’altro lato i “localisti” pensano che ripristinando ricette di autonomia già sperimentate si possa tornare ai bei tempi andati. Illusi entrambi.
L’unico modo che il Trentino ha di avere ancora un futuro d’eccellenza è affrontare il dato di realtà di un territorio che da quasi 20 anni cresce meno dell’Alto Adige, innova in molti ambiti meno della Lombardia e intraprende mediamente meno del Veneto. Per non rimanere schiacciato il Trentino ha bisogno urgentemente di tuffarsi nel grande progetto del PNRR e metterlo in azione. Essendo consapevole che potrebbe anche non bastare perché il contesto geopolitico dalla gestione dei confini all’approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti energetici, così come la gestione mondiale della pandemia, sono variabili endogene che ogni previsore fatica a calibrare.
In più di una occasione in questi ultimi dodici anni di politica mi sono trovata nella condizione di scomodare le consuetudini, con avvertimenti suonati in tempo utile per essere colti. L’attaccamento a questa terra mi impone ancora una volta di dire che il Trentino visto da Roma ha assunto una traiettoria preoccupante. C’è urgenza di agganciare le grandi direttrici verso le quali si stanno muovendo le Istituzioni europee, il G20 a presidenza italiana, la COP26 co-presieduta da Italia e Regno Unito, la Conferenza sul futuro dell’Europa. Sapendo che una delle questioni di maggiore urgenza è il superamento del diffuso e dissimulato paternalismo, che sta compromettendo il quadro macroeconomico dell’Italia. Solo per citare la situazione del mercato del lavoro, deve essere chiaro che la non presenza delle donne pari a quella degli uomini sia per quantità che per ruolo, ha pesanti risvolti sul piano economico, della natalità e quindi previdenziali e sociali. Ed è proprio in quest’ottica che le raccomandazioni adottate dal G20 Woman assumono rilevanza strategica anche per il Trentino, le quali pongono vari obiettivi tra i quali quello che «entro il 2030 le donne debbano comporre almeno il 40% di tutti gli organi di governo pubblici e privati» e quello che «vengano concessi punteggi extra negli appalti pubblici alle aziende che rispettano la parità di genere».
L’evoluzione del contesto è chiara ed è il momento che anche il Trentino la interpreti.