Michelle Obama (terza uscita pubblica a sostegno di Hillary Clinton) Manchester, New Hampshire 15.10.2016
Grazie, apprezzo moltissimo il vostro affetto. Quasi non riesco a credere che mancano ormai pochi giorni alle elezioni. Siamo qui riuniti a sostegno del prossimo presidente e vice presidente degli Stati Uniti, Hillary Clinton e Tim Kaine. Come sempre, lo stato del New Hampshire svolgerà un ruolo cruciale in queste elezioni. Voglio affrontare argomenti seri in questo discorso, perché concordo con voi che abbiamo vissuto una settimana lacerante, in una campagna elettorale aspra e combattuta. Quest’ultima settimana è stata di particolare interesse per me personalmente, perché segnata da profondi contrasti.
Martedì scorso, alla Casa Bianca, abbiamo festeggiato la Giornata internazionale delle bambine, dedicata anche all’istruzione, ed è stata una celebrazione magnifica. Per me si è trattato dell’ultimo impegno ufficiale come first lady, nell’ambito della campagna Let Girls Learn, dedicata alla scolarizzazione delle ragazze. Ho avuto il piacere di passare ore e ore a parlare con le giovani donne più straordinarie che abbia mai incontrato, provenienti dagli Stati Uniti e da tutto il mondo.
Abbiamo parlato delle loro speranze e dei loro sogni. Abbiamo parlato delle loro aspirazioni.
Vedete, tante di queste ragazze hanno dovuto superare ostacoli inimmaginabili solo per andare a scuola, mettendo a repentaglio la loro incolumità fisica e la loro libertà, rischiando di essere cacciate dalla famiglia e dalle loro comunità. Ho pensato fosse necessario ricordare a queste ragazze quanto siano preziose per tutti noi. Volevo far capire loro che ogni società si giudica dal modo in cui tratta le donne e le bambine. Ho ribadito che meritano di essere trattate con dignità e rispetto, e che hanno il diritto di far sentire la loro voce nel mondo. Le ho incoraggiate inoltre a star lontano da chiunque le voglia svalutare e umiliare. Questo incontro è stato per me fonte di grandissima ispirazione, proprio come mi sento partecipe dell’entusiasmo dei tanti giovani oggi presenti. Quelle ragazze mi hanno dato una carica incredibile. Questo è stato martedì scorso.
Oggi sono qui, a dare il mio contributo in un’elezione in cui abbiamo sempre sentito, sin dal suo inizio, un linguaggio offensivo e odioso nei confronti delle donne, un linguaggio che ha ferito molte di noi, e non solo in quanto donne, ma anche in quanto genitori impegnati a proteggere i nostri figli e a crescerli come persone rispettose e attente ai bisogni degli altri, e come cittadini convinti che i leader della nazione debbano attenersi alle regole più basilari della comune decenza. Il fatto è che in queste elezioni abbiamo un candidato alla presidenza degli Stati Uniti il quale, nel corso della sua vita e nel corso di questa campagna elettorale, ha detto cose sulle donne che suonano talmente scioccanti e umilianti che non posso assolutamente ripeterle qui oggi. La settimana scorsa, abbiamo visto questo candidato addirittura vantarsi di aggressioni sessuali perpetrate ai danni di svariate donne. E non riesco neppure a capacitarmi di dire in questo momento che un candidato alla presidenza degli Stati Uniti si sia vantato di tali comportamenti. Ma ve lo confesso, non posso fare a meno di pensarci. Questa cosa mi ha ferito nel profondo in un modo che non avrei mai immaginato. Perciò, mentre preferirei far finta che ciò non sia avvenuto, presentarmi davanti a voi e dire le solite cose che si dicono in campagna elettorale, sarebbe falso e ipocrita da parte mia passare ad altri argomenti come se quanto avvenuto non fosse altro che un brutto sogno. Ma non si può passare sotto silenzio ciò che è accaduto. Non è qualcosa da spazzare sotto il tappeto, né l’ennesima squallida puntata di una tetra stagione elettorale. Perché qui non si tratta soltanto di “battute oscene”.
Non è semplicemente sbruffoneria da spogliatoio. Qui abbiamo un uomo potente che descrive liberamente e apertamente il suo comportamento predatorio, che si vanta addirittura di baciare e palpare le donne, ricorrendo a un linguaggio talmente osceno che molti di noi ci preoccupiamo della presenza dei bambini quando accendiamo la televisione. Per di più, non si è parlato di un episodio isolato, bensì solo di uno di moltissimi esempi di come costui ha trattato le donne nella sua vita. Ve lo confesso, quando sento queste cose, mi sento colpita nel profondo, e sono sicura che tantissimi di voi condividono questa sensazione, specie le donne.
I commenti vergognosi sul nostro corpo. La mancanza di rispetto verso le nostre ambizioni e il nostro intelletto. La convinzione di poter fare qualsiasi cosa a una donna. Sono parole crudeli, spaventose. E la verità è che sì, fanno male. È come quel colpo al cuore e allo stomaco che si prova quando camminate lungo la strada, pensando agli affari vostri, e un uomo vi lancia commenti volgari e offensivi sul vostro corpo. Oppure quando quel collega al lavoro vi si avvicina troppo, vi fissa troppo a lungo e vi fa sentire a disagio nella vostra pelle. È quella sensazione di intimidazione e violazione che troppe donne hanno provato quando qualcuno le ha afferrate, o costrette a subire le loro avances, e loro hanno detto di no, ma non sono state ascoltate. Questo accade nei campus universitari e in moltissimi altri luoghi ogni giorno.
E noi ripensiamo alle storie narrate dalle nostre madri e dalle nostre nonne, quando ci raccontavano come ai loro giorni il capo poteva dire e fare quello che voleva alle impiegate in ufficio, e anche se queste lavoravano tantissimo e si impegnavano in mille modi per dimostrare le loro capacità, tutti i loro sforzi non bastavano mai. E noi pensavamo che fossero storie lontane nel tempo e oramai superate, non è vero?
Tante di noi hanno lavorato per anni per metter fine a questo genere di violenza e di abuso e di mancanza di rispetto, ma eccoci qui, nel 2016, ad ascoltare esattamente le stesse identiche cose in campagna elettorale. Anzi, ne siamo sommerse da ogni parte. Mentre tutte noi facciamo solo quello che le donne hanno sempre fatto, dacchè mondo è mondo: ci sforziamo al meglio delle nostre capacità per vivere la nostra vita, per andare avanti, e fingiamo che tutto questo non ci infastidisca per timore che solo ammettere di sentirci offese possa in qualche modo farci apparire più deboli.
Forse abbiamo paura di mostrarci così vulnerabili. Forse ci siamo abituate a ingoiare quelle emozioni e a restare zitte, perché abbiamo visto che spesso non si crede alle nostre parole, ma a quelle di lui sì. O forse non vogliamo credere che ci sono ancora persone che ci disprezzano in quanto donne. Troppi hanno giudicato questo trattamento delle donne come una semplice notizia del giorno, come se la nostra indignazione fosse esagerata e ingiustificata, come se tutto ciò fosse normale, le solite beghe della politica. Ma mettiamo le cose in chiaro: questo non è normale. Non si tratta delle solite schermaglie politiche. Questo è un fatto vergognoso e intollerabile. Non importa in quale schieramento vi riconosciate – democratici, repubblicani o indipendenti – sappiate che nessuna donna merita di essere trattata in questo modo. Nessuna di noi si merita questo genere di abuso. So benissimo che siamo in campagna elettorale, ma qui la politica non c’entra. Qui si tratta di decenza umana fondamentale. Di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è.
Semplicemente non possiamo tollerare tutto ciò, né permettere che i nostri figli assistano a questo genere di cose, nemmeno per un minuto, per non parlare dei prossimi quattro anni. Questo è il momento di insorgere e di dire basta. Tutto ciò deve finire adesso. Riflettiamo: se tutto questo ci risulta doloroso, a noi, donne adulte, che effetto avrà sui nostri figli? Quale messaggio giungerà alle orecchie delle nostre bambine sul loro aspetto fisico e su come comportarsi? Quali lezioni staranno apprendendo sul loro valore come professionisti e come esseri umani, sui loro sogni e sulle loro aspirazioni? E qual è l’impatto di tutto ciò sugli uomini e sui ragazzi di questo paese? Ve lo posso assicurare, gli uomini della mia vita non parlano delle donne in questo modo. E so benissimo che la mia famiglia non è affatto fuori del comune. Semplicemente classificare questo linguaggio come battute da spogliatoio è inoltre un insulto a un’infinità di uomini perbene.
Gli uomini che voi conoscete e che io conosco non trattano le donne in questo modo. Sono padri premurosi che soffrono al pensiero che le loro figlie debbano ascoltare espressioni così feroci nei confronti delle donne. Sono mariti, fratelli e figli che non vogliono che le donne siano trattate a questo modo, svilite e umiliate. E come noi, questi uomini si preoccupano per l’impatto che queste elezioni avranno sui nostri ragazzi e adolescenti alla ricerca di modelli su ciò che significa essere uomo. Di recente mi hanno raccontato questo episodio riguardante un bambino di sei anni che un giorno stava ascoltando i notiziari alla televisione con i genitori. All’improvviso, il bambino ha detto, «Secondo me, Hillary Clinton sarà presidente». E sua madre gli ha chiesto, «Come fai a saperlo?» e questo bambino di sei anni ha risposto così, «Perché l’altro tipo ha chiamato qualcuno porcello, e non puoi fare il presidente se dici porcello a una persona». Vedete, persino un bambino di sei anni capisce queste cose, e sa che gli adulti non si comportano così. Non si comportano così le persone perbene. E soprattutto non si comporta così chi aspira a diventare presidente degli Stati Uniti.
Perché in ultima analisi, diciamolo pure: gli uomini forti – quegli uomini capaci di essere modello per gli altri – non hanno bisogno di umiliare le donne per sentirsi potenti. Le persone veramente forti fanno di tutto per risollevare gli altri e per ristabilire l’accordo e il consenso. Queste sono le caratteristiche di cui abbiamo bisogno nel nostro prossimo presidente. Qualcuno che sappia essere una forza unificatrice per il nostro paese.
Abbiamo bisogno di qualcuno capace di lenire le ferite che ci dividono, qualcuno
Abbiamo bisogno di qualcuno capace di lenire le ferite che ci dividono, qualcuno davvero interessato a noi e ai nostri figli, qualcuno ricco di forza ed empatia per guidare questo paese negli anni a venire. Oggi sono qui con voi perché convinta con tutto il cuore che Hillary Clinton sarà quel presidente. Sappiamo che Hillary è la persona giusta per questo incarico perché abbiamo avuto modo di apprezzare il suo carattere e il suo impegno non solo in questa campagna elettorale, ma nel corso di tutta la sua vita. Hillary incarna tanti dei valori che ci sforziamo di inculcare ai nostri figli.
Diciamo ai nostri ragazzi, «Impegnatevi nello studio, la scuola è importante». Li incoraggiamo a utilizzare la loro istruzione al servizio degli altri, come Hillary ha fatto grazie alle sue lauree in legge, difendendo i ragazzi disabili, combattendo per assicurare le cure dei minori quando era first lady, e successivamente, al senato, portando avanti tante iniziative per garantire l’assistenza sanitaria ai bambini.
Insegniamo ai nostri figli il valore del gioco di squadra, ed è quello che Hillary ha fatto, quando ha perso le elezioni nel 2008 e ha accettato l’incarico di segretario di stato nel governo del suo rivale, facendosi onore ancora una volta al servizio del paese. Vogliamo anche insegnare ai nostri figli che non ci sono scorciatoie nella vita, e che il successo in qualsiasi ambito si raggiunge con l’impegno. Ebbene, Hillary è stata avvocato, professore di giurisprudenza, first lady dell’Arkansas, first lady degli Stati Uniti, senatore, segretario di stato. E si è fatta valere in ciascuno di questi ruoli, accumulando più esperienza e dimestichezza con il mestiere di presidente di qualunque altro candidato dei nostri tempi, più di Barack, più di Bill. E sì, Hillary è anche una donna.
Infine, insegniamo ai nostri figli che quando si trovano davanti agli ostacoli, non bisogna rinunciare, ma andare avanti. Durante i suoi quattro anni come segretario di stato, Hillary ha dovuto affrontare tutta una serie di sfide e ostacoli. Ha viaggiato in 112 paesi, negoziato un cessate il fuoco, un accordo di pace, la liberazione di dissidenti. Ha testimoniato per 11 ore davanti alla commissione del congresso. Sappiamo che quando la situazione si fa difficile, Hillary non si lamenta. Non scarica la colpa sugli altri. Non abbandona la nave per una soluzione più facile. No, Hillary Clinton non ha mai abbandonato nulla nella sua vita. Con Hillary, abbiamo un candidato che ha dedicato la vita al servizio pubblico, che ha saputo aspettare il suo turno e aiutare gli altri nel frattempo. È una madre eccezionale, ne è la prova una splendida figlia. È una moglie affettuosa e fedele. È una figlia premurosa, che ha assistito fino all’ultimo la propria madre. E se chiunque di noi avesse allevato una figlia come Hillary Clinton, ne andrebbe incredibilmente orgoglioso. A prescindere dal suo rivale, nessuno è più qualificato di Hillary per salire alla Casa Bianca, nessuno. E in queste elezioni, se la respingiamo per pigrizia e disinteresse, se permettiamo al suo rivale di essere eletto, che cosa insegniamo ai nostri figli riguardo i valori da privilegiare e come vivere la loro vita? Quale messaggio comunichiamo loro? Nel nostro cuore, sappiamo benissimo che se lasceremo la vittoria al suo rivale, allora invieremo un messaggio molto chiaro ai nostri figli, che tutto quello che hanno visto e sentito va benissimo così. E che noi condividiamo tutto ciò.
Diremo ai nostri figli maschi che va bene umiliare le donne. Alle nostre figlie, che è così che bisogna trattarle. Diremo ai nostri figli, maschi e femmine, che prepotenza e pregiudizi sono perfettamente accettabili nel leader della nostra nazione. Ma è questo che vogliamo per i nostri figli? Ricordate, non daremo un cattivo esempio solo ai nostri ragazzi, ma anche al mondo intero. Per tanto tempo, l’America è stata un modello per il mondo, incoraggiando l’istruzione delle bambine, sostenendo i diritti delle donne. Ma se ci ritroviamo un presidente che non si fa scrupolo di svilire le donne, che si vanta delle violenze commesse sulle donne, come potremo tutelare la nostra autorevolezza morale davanti al resto del mondo? Come potremo continuare a essere un faro di libertà, giustizia e dignità per tutti gli esseri umani? Ebbene, per fortuna un mezzo c’è per fermare questa follia.
Mentre le nostre madri e le nostre nonne non avevano i mezzi per cambiare le loro circostanze, oggi noi donne abbiamo tutto il potere che ci serve per decidere il risultato di queste elezioni. Sappiamo informarci, sappiamo far sentire la nostra voce, abbiamo il voto. E l’8 novembre noi tutte, in quanto donne, in quanto americane, in quanto esseri umani dignitosi sapremo unirci per dichiarare che non siamo più disposte a tollerare questo genere di comportamento in questo paese. Ricordate: nel 2012 il voto delle donne ha fatto la differenza per la vittoria di Barack negli stati chiave, tra cui proprio questo, il New Hampshire. Perciò se pensate che il vostro voto non conti nulla, che una sola persona non possa fare la differenza, pensate: nel 2012 Barack ha vinto nel New Hampshire per 40.000 voti, che sembrano tanti. Ma quando vai a esaminarli, la differenza tra la vittoria e la sconfitta in questo stato è stata determinata da soli 66 voti in ciascun distretto elettorale. Riflettete su questo dato. Se 66 persone in ciascun distretto avessero votato diversamente, Barack avrebbe perso. Ognuno di voi oggi qui potrebbe fare la differenza nel proprio distretto e assicurare la vittoria di Hillary semplicemente recandosi a votare e incoraggiando parenti, amici e vicini di casa a fare altrettanto. Potete farlo. Ma con un voto di protesta, o restando chiusi in casa per lo scoraggiamento, potreste mandare alla Casa Bianca il rivale di Hillary. Perché la verità è semplice: o Hillary Clinton o il suo rivale quest’anno diventerà presidente. E se voterete per un altro candidato che non sia Hillary, o se non voterete affatto, consegnerete la Casa Bianca al suo rivale. E pensate un po’ come vi sentirete se dovesse accadere proprio questo.
Immaginate di svegliarvi la mattina del 9 novembre e guardare negli occhi vostra figlia o vostro figlio, o guardarvi nei vostri occhi allo specchio. Immaginate come vi sentirete se sarete rimasti a casa, o non avrete fatto il possibile per assicurare la vittoria di Hillary. Non possiamo permettere che ciò avvenga. Non possiamo permetterci di spegnere la televisione e girarci dall’altra parte per il disgusto. E non possiamo semplicemente restare seduti a torcerci le mani. Adesso, proprio adesso, dobbiamo riprenderci dallo shock e dallo frustrazione e fare quello che le donne hanno sempre fatto in questo paese. Occorre rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Perché, ricordatevelo: quando loro vanno in basso, noi andiamo…
Il pubblico: In alto!
Sì, proprio così. E andare tutti a votare è un grande inizio, ma bisogna anche intensificare gli sforzi e organizzarzi. Occorre prendere il telefono e bussare alle porte, accompagnare la gente ai seggi elettorali, e magari presentarsi come volontari agli organizzatori della campagna di Hillary che sono qui con noi oggi, e vi aspettano a braccia aperte. E tutti voi, giovani e non più giovani, datevi da fare nei social. Condividete le vostre storie e i vostri ideali, perché queste elezioni sono cruciali per tutte le persone responsabili di questo paese. La posta in gioco è altissima. Vedete, la scelta che farete l’8 novembre potrebbe fare la differenza tra un presidente che tratta la gente con rispetto, oppure no. Un presidente pronto a lottare per i bambini, per migliorare la scuola pubblica, per garantire posti di lavoro alle nostre famiglie, oppure no. Un presidente convinto che noi donne abbiamo il diritto di fare le nostre scelte sul nostro corpo e la nostra salute, oppure no. Sono queste solo alcune delle questioni in ballo. Non possiamo permetterci il lusso di essere stufi o disinteressati. E non possiamo permetterci di restare a casa nel giorno delle elezioni. Perché l’8 novembre avremo il potere di mostrare ai nostri figli che la grandezza dell’America si basa sul riconoscimento della dignità e del valore innati di ogni singola persona.
L’8 novembre potremo mostrare ai nostri figli che questo paese è grande abbastanza per tutti noi – uomini e donne, di qualunque estrazione e provenienza – e che ciascuno di noi è un elemento prezioso di questa grande storia americana, e che nell’unità saremo sempre più forti. L’8 novembre faremo capire ai nostri figli che qui in America noi respingiamo l’odio e la paura e che perfino nei momenti più difficili non siamo disposti a rinunciare ai nostri ideali più alti. No, accettiamo piuttosto la sfida di rafforzare la nostra unione, di difendere la nostra libertà, di incarnare i valori di uguaglianza, opportunità e sacrificio che hanno fatto di questo paese la più grande nazione della terra. Noi siamo così. Non lasciatevi sviare. È importante alimentare la speranza, soprattutto per i nostri giovani. E ci meritiamo un presidente capace di vedere queste verità in ognuno di noi, di ristabilire unità e concordia, di valorizzare le nostre migliori qualità. E quel presidente sarà Hillary Clinton. Per i prossimi 26 giorni, dovremo fare il possibile per aiutare lei e Tim Kaine a vincere queste elezioni. Anch’io farò la mia parte. Siete anche voi con me? Pronti a rimboccarvi le maniche? A bussare alla porta delle case? Ottimo, mettiamoci al lavoro. E un grazie a tutti voi.”