“Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, in verità non riesco ad esprimere lo stesso giubilo espresso in alcuni interventi che ho ascoltato su questo provvedimento, se non a condizione che d’ora in poi, tutti noi, qui, decidiamo di lavorare insieme per la crescita. Oggi, grazie al Governo Draghi e alla campagna vaccinale del generale Figliuolo, ci sono le condizioni per lavorare, finalmente, sulla crescita economica e sullo sviluppo; per sviluppare domanda, investimenti pubblici e investimenti privati, ed è esattamente quello di cui dovrebbe occupare il Parlamento.

Ma siamo ancora fermi ai sostegni. Non dico che questo provvedimento non sia importante, sicuramente lo è. Sostenere l’economia, in una fase così difficile, per evitare fallimenti e rafforzare la coesione è indubbiamente un presupposto per ripartire, ma resta un presupposto emergenziale e non sufficiente.

È stato sicuramente necessario aiutare le imprese in difficoltà, con la cassa integrazione per i dipendenti, con la CIG, ed estendere questi provvedimenti anche alle start-up, così come abbiamo fatto in fase di conversione. Così come importante è stato aiutare i settori più colpiti, come il turismo e la ristorazione, cercando di abrogare imposte, tasse, canoni, come abbiamo fatto con il canone Rai, con la prima rata dell’IMU e con l’occupazione degli spazi pubblici. È importante in questo momento in cui i ristoranti possono partire, possono ricominciare a lavorare e devono, quindi, beneficiare di queste misure.

Importante è anche il settore della montagna e gli interventi a sua tutela. Ho vissuto vari anni in montagna e so che perdere tutta la stagione invernale vuol dire perdere il 90% del fatturato. Per gli alberghi, per gli impiantisti, per i maestri di sci, in questo e nel prossimo provvedimento ci sarà molta attenzione.

Così come abbiamo lavorato sui settori finora esclusi dai vari provvedimenti, che del resto hanno sempre arricchito i momenti piacevoli della nostra vita: penso al trasporto turistico, alla fiere, alle società sportive dilettantistiche. Penso al tax credit sulla cultura, un settore straordinario che in questa misura ha il seme per poter ripartire. E penso poi alle televisioni locali, che hanno fatto informazione di prossimità, tenendo compagnia alle persone chiuse in casa e rassicurandole.

Molti altri settori riceveranno la giusta attenzione nel prossimo decreto-legge, così come nell’ordine del giorno che abbiamo scritto come maggioranza e raccomandato al Governo.

Quindi sì, ritengo sicuramente che questo sia stato un provvedimento importante, ma non condivido le celebrazioni per due ordini di motivi. Innanzitutto, perché questi due tasselli, il decreto-legge sostegni e il decreto-legge sostegni bis, si collocano in un quadro macroeconomico che resta comunque molto fragile, tutto da ridisegnare e da trasformare secondo quello che abbiamo scritto nel PNRR, ma che è da portare a terra. In secondo luogo, perché 32 miliardi più 40 miliardi sono un indebitamento netto importante e noi non possiamo essere soddisfatti nel dire che volentieri redistribuiamo risorse a debito.

Questo è un messaggio culturale che personalmente non condivido, un messaggio di politica economica che dovrebbe essere esattamente il contrario: dovremmo ovvero dire che le risorse prima le generiamo e poi le redistribuiamo. Questa è una condizione in cui siamo, in cui la politica espansiva è semplicemente obbligata, ma non possiamo compiacercene e nemmeno abituarci.

Abbiamo molto presente ciò che abbiamo votato nel DEF quindici giorni fa. Il DEF ci ha detto tre cose molto importanti sull’indebitamento netto, sul rapporto debito-PIL e sul PIL.

Sull’indebitamento netto ci ha detto che oggi è al 11,8% e che rientrerà nella misura del 3% solo nel 2025, quindi due anni dopo la reintroduzione del Patto di stabilità e crescita. Sappiamo tutti cosa voglia dire questo.

Sul rapporto debito-PIL al 159,8%, ci ha detto che, sì, ci sarà un percorso di rientro e che in dieci anni torneremo al livello enorme di rapporto debito-PIL che avevamo prima del Covid-19. Ciò vuol dire che, anche tra dieci anni, l’Italia non avrà gli strumenti per far fronte a una nuova crisi, sicuramente non auspicata, ma comunque da prevedere dal punto di vista economico.

Il DEF ci ha detto, ancora, che terremo sotto controllo il rapporto debito-PIL con la crescita, tuttavia nemmeno il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci rassicura a sufficienza da questo punto di vista. Noi sappiamo che ci sarà un rimbalzo nel 2021 del 4,5% o del 4,8%, ma che già dal 2023 torneremo ad avere un tasso di crescita inferiore al 2%. Io dico che questo tasso di crescita è troppo basso, anche se lo consideriamo prudenziale, è troppo basso per immaginare di ridurre il debito con questo strumento e per dire che il PNRR farà davvero la differenza solo perché ci sono 248 miliardi di euro.

Non voglio certo fare la pessimista. Anche io sono molto felice di unirmi al coro di coloro che non vedono l’ora di vedere le stelle. Tuttavia, per natura e per attitudine politica, mi piace essere molto realista e sono molto rassicurata di non essere la sola. Ho ascoltato l’altro giorno le parole del ministro Colao, il quale ha detto che i fondi del PNRR sono una condizione, ma non sono certo una garanzia di successo.

Ha dato un messaggio a tutti noi in quest’Aula: ci ha detto che la vera sfida è la trasformazione dell’Italia, la vera sfida sono le risorse, altrimenti l’Italia non ce la fa. Per fare tutto questo serve coesione in quest’Assemblea, serve lavorare assieme, per dare benzina all’unica cosa che fa davvero la differenza, che sono le conoscenze e le competenze, per usare quel mezzo che può portare a terra il PNRR che è la pubblica amministrazione. Anche la pubblica amministrazione deve affrontare una sfida per essere partner: meno controlli formali ex ante, più controlli ex post. Bisogna lasciare andare avanti le iniziative, gli investimenti.

Allora, per votare a favore su questo provvedimento di mera spesa, dopo un anno di provvedimenti in deficit, e per non sentirsi particolarmente superficiali, dobbiamo garantirci l’un l’altro in quest’Aula che, d’ora in poi, lavoreremo per riformare, per trasformare, per creare valore, cioè ricchezza, per creare posti di lavoro.

Da questo punto di vista Italia Viva-PSI può garantire il suo massimo impegno, da partito riformista quale è.

Ci sono momenti, signor Presidente, in cui vale la pena pensare e agire contro corrente. Come diceva sant’Agostino, giusto è giusto anche se nessuno lo sta facendo, e sbagliato, come accontentarsi di spendere a debito, è sbagliato anche se lo stanno facendo tutti.”